Intervista alla rivista online “Il Ghirlandaio”

Intervista alla rivista online “Il Ghirlandaio”

Da “Il Ghirlandaio” del 8/04/2013 di Andrea Battistuzzi

Comprare casa a Londra: quali quartieri, quanto costa e, soprattutto, quanto rende

Lontano dai crolli vertiginosi di prezzi e compravendite dell’immobiliare italiano il mattone londinese si conferma di settimana in settimana come uno dei beni rifugio più attraenti del Vecchio continente. Prezzi in crescita costante dal 2009 al netto dell’inflazione, investimenti in infrastrutture e crisi dei mercati finanziari europei hanno alzato costantemente l’attenzione degli investitori sul mercato d’oltre manica. Ne abbiamo parlato con Francesco Fasanella, avvocato e amministratore della Habitat Investments Ltd, società che assiste gli acquirenti stranieri nella ricerca e nella compravendita di case nella City, per capire che possibilità concrete offra Londra a chi voglia investirvi i propri risparmi.

“La crisi del mattone che c’è stata in Italia qui non si è sentita assolutamente”, spiega Fasanella, “paradossalmente la crisi globale ha spinto a comprare qui”. Londra registra dal 2009 un incremento del 10% annuo dei prezzi nelle zone centrali e semicentrali. La fascia cosiddetta “super prime”, ovvero quella più esclusiva, ha visto salire i prezzi del 40% negli ultimi quattro anni (dati Knigth Frank dic. 2012).

QUANTO COSTA COMPRARE UNA CASA A LONDRA?
“Un investimento immobiliare a Londra può partire da 250.000 euro per un monolocale/bilocale”, ci spiega Fasanella sottolineando come alcune zone possano rivelarsi investimenti estremamente fruttuosi in pochi mesi. “Un bilocale ad Hammersmith in buone condizioni non costa meno di 350.000 sterline contro le 280/290 che si pagavano nove o dieci mesi fa”, aggiunge, “il fatto che certe aree crescano di prezzo così velocemente dipende anche dalle ottime riqualificazioni fatte in alcuni quartieri”. Difficilmente poi sui prezzi di partenza si ottengono corposi sconti, anzi, nelle zone più ambite può capitare che si faccia un’asta tra acquirenti interessati e che il proprietario finisca con l’incassare qualcosa in più di quanto pensava.

DOVE COMPRARE A LONDRA?
Russi, cinesi e compratori mediorientali investono in quartieri come Kensington, South Kensington, Mayfair oppure in aree appena limitrofe a quelle più esclusive come Notting Hill o Earls Court. “La zona più cara di tutte è Knightsbridge dove le case partono dai 20.000 euro a metro quadrato”, ci dice Fasanella suggerendo alcuni quartieri da tenere d’occhio per investire. “In questo momento le zone di Shepherd’s Bush e Hammersmith sono quelle che stanno registrando i maggiori incrementi”.

I VANTAGGI FISCALI: NO TAX AREA SULLE RENDITE FINO A 10.000 STERLINE
La giurisdizione inglese offre diversi vantaggi. Intanto non ci sono molte spese all’acquisto: c’è una tassa di registro (detta Stamp Duty) che va a scaglioni, immobili di valore fino a 250.000 sterline pagano l’1%, quelli fino a 500.000 pagano il 3% e così via fino a un massimo del 7%. Le pratiche legali vengono sulle 2.000 sterline, quindi per un investimento da 250.000 sterline (290mila euro) i costi aggiuntivi comprensivi di intermediazione (3% in media) e tasse si aggirano sulle 12.000 sterline chiavi in mano.
“Una casa a Londra rende in media dal 3,5 al 5% annuo ma il vero vantaggio sta nella ‘no tax area’ al di sotto delle 9.400 sterline, una cifra che salirà a 10.000 sterline dal 2014″, spiega Fasanella. In sostanza le tasse sulle rendite da affitto si pagano solo per gli incassi oltre le 9.400 sterline annue e la tassazione varia a seconda dello scaglione di reddito, il più basso è al 20%. Quindi ipotizzando di affittare la propria casa a mille sterline al mese per un totale di 12.000 sterline annue, di tasse si pagherà il 20% (o più, a seconda dello scaglione di reddito) solo sulle 2.600 sterline eccedenti la ‘no tax area’.

E L’IMU?
“In Inghilterra non c’è patrimoniale sugli immobili”, conclude Fasanella, “c’è una tassa paragonabile all’Imu che si versa a livello municipale, la Council Tax, che si aggira sui mille euro annui per un monolocale ma non riguarda i proprietari perché è a carico dell’affittuario e include tutto, dai rifiuti al mantenimento delle strade”. All’Imu vera e propria, o meglio all’Ivie, però non si scappa. I contribuenti italiani dal 2013 dovranno pagare l’imposta sugli immobili anche sulle case all’estero ma per la Gran Bretagna le cifre non sono affatto sfavorevoli. In sostanza la base imponibile dell’Ivie, che ha un’aliquota dello 0,76%, non è quella del valore dell’immobile ma la stessa, molto più bassa, su cui si calcola la Council Tax e che è pari circa a un decimo del valore di mercato.